La cometa C/2019 Y4 (ATLAS): storia di uno spettacolo mancato e allo stesso tempo inatteso.
Inviato da Giannantonio Milani il Ven, 24/04/2020 - 17:24La cometa C/2019 Y4 (ATLAS) è ormai ben nota per le vicissitudini che la hanno dapprima collocata sul podio come imminente cometa spettacolare visibile nel nostro cielo, per poi declassarla a rango inferiore come cometa fallimentare. Ma vediamo di capire la sua storia ed il perché di questa apparentemente insolita evoluzione. Ci aiuteranno le immagini ottenute dagli osservatori del Progetto CARA e della Sezione Comete UAI che hanno prodotto una ricchissima documentazione di elevatissima qualità sull'apparizione di questa cometa. Ne vedremo quì solo una minima parte, comunque rappresentativa e sufficiente a darci un racconto esauriente.
La scoperta le prime sorprese
La cometa C/2019 Y4 è stata scoperta il 28 dicembre 2019 nell’ambito del programma di ricerca ATLAS (Asteroid Terrestrial-impact Last Alert System), era apparsa allora come una cometa insignificante oltre la diciannovesima magnitudine. L'annuncio è venuto dalla MPEC (Minor Planet Electronic Circular) 2020-A112. Di interessante vi era il fatto che al perielio, punto di massimo avvicinamento al Sole, si sarebbe trovata a sole 0,25 Unità Astronomiche dalla nostra stella. Ma una cometa così debole prometteva ben poco. Fino all'inizio del nuovo anno il suo aspetto non faceva presagire nulla di quello che sarebbe successo. L'immagine che segue, ottenuta il 6 gennaio 2020 da Erik Bryssinck è estremamente eloquente: un piccolo oggetto di diciottesima magnitudine appena visibile in una posa complessiva di quasi mezz'ora.
Anche una immagine ottenuta il 17 gennaio da Andrea Aletti all'Osservatorio "G.V. Schiaparelli" mostra ancora un oggetto del tutto insignificante.
La cometa, pur osservata dagli appassionati di questi astri, non ha richiamato l'attenzione fino a quando nel mese di marzo di quest’anno è andata aumentando passando da debole oggetto telescopico ad una cometa più interessante con un balzo graduale, ma abbastanza rapido, di ben quattro magnitudini. Nel contempo aveva sviluppato anche una notevole chioma e una coda.
L'immagine del 15 marzo, ripresa da Diego Tirelli mostra l'accenno di coda e la larga chioma gassosa molto diffusa.
La foto del giorno seguente di Sergio Paganelli mostra una chioma ed una coda ancora più evidenti
E superlativa l'immagine di fine marzo ottenuta da Rolando Ligustri, con la chioma e la coda in pieno sviluppo.
La colorazione verde o verde-azzurra (questo dipende anche dalla sensibilità ai colori delle diverse camere CCD o fotocamere e da come è stata elaborata l'immagine) è tipica delle chiome gassose dove domina l'emissione delle bande molecolari del carbonio biatomico, che hanno le massime emissioni proprio nella regione verde-azzurra dello spettro. Non come riportato erroneamente sul alcune fonti nel web (anche autorevoli - ahinoi) che hanno attribuito la colorazione verde alla molecola del CN (cianogeno), che ha invece intense emissioni nel violetto ed ultravioletto ed è quindi praticamente invisibile all'occhio umano ed anche a molti sensori a colori.
Osservare direttamente la colorazione verdastra con i nostri occhi sarebbe straordinario ma richiederebbe una cometa eccezionalmente luminosa, dato che l'occhio perde la sensibilità ai colori nella visione notturna a bassi livelli di luce.
A questo punto, con la cometa sotto un buon cielo a portata di binocolo, l'attenzione era tutta sulla cometa ATLAS! Claudio Prà, attento osservatore visuale ed anche Andrea Aletti, si sono cimentati nell'osservarla attraverso grossi binocoli dove appariva come una tenua e debole nube diffusa. A tutti non è sfuggito che se la cometa avesse continuato ad aumentare a questo ritmo avrebbe potuto diventare molto luminosa a fine maggio. Molto vicina al Sole, ma forse, con tecniche appropriate, sarebbe stato possibile osservarla anche in pieno giorno, come è avvenuto per la C/2006 P1 (McNaught).
Quando una cometa balza sulla scena in questo modo viene facilmente e automaticamente promossa a cometa dell’anno, se non del secolo. Ma quelle che vengono presentate al pubblico come previsioni (spesso date come "certezze scientifiche") sono un qualcosa di molto diverso: sono solo possibili scenari. Ovvero, dato un certo modello di comportamento ed utilizzando certi parametri, si ottiene un possibile scenario. Ma modificando i parametri lo scenario e/o il modello cambia, ed in una cometa come la ATLAS, con un comportamento così insolito, ogni ipotesi era più una scommessa che una certezza. Quindi lo scenario della cometa del secolo era null'altro che una scommessa. Ci speravamo, come tutti sperano di vincere alla lotteria, coscienti però che le probabilità che andasse davvero così erano scarse. I motivi del dubbio erano piuttosto semplici e derivano anche dall'esperienza: una cometa debole che in poco tempo aumenta molto di luminosità non manifesta un comportamento normale. Cioè, il più delle volte significa che sta accadendo qualcosa di insolito.
Intanto la cometa continuava ad essere la star della notte, prestandosi a immagini particolarmente suggestive, come nella seguente dove Rolando Ligustri ha immortalato l'incontro della ATLAS con le celebri galassie M81 e M82 in un campo stellare popolato da deboli e diffuse nubi di polveri interstellari.
Che le cose non andassero proprio per il verso giusto lo si era visto già durante la fase di aumento di luminosità nei dati raccolti nell’ambito del Progetto CARA. Un temporaneo cedimento nella salita di luminosità. Sfuggito agli osservatori visuali ma non alle accurate misure fotometriche effettuate con camere CCD e filtri fotometrici. Non un buon segno. Infatti, dopo aver sfiorato la ottava magnitudine a fine marzo la cometa ha cambiato tendenza ed ha iniziato improvvisamente a diminuire di luminosità. Non un crollo rapidissimo ma un calo progressivo, accompagnato da cambiamenti morfologici rilevanti.
La curva preliminare che rappresenta l'andamento fotometrico è molto eloquente e si vede come il ramo ascendente sia spezzato e vi siano in realtà due picchi di massimo. La ripida discesa mostra come l'attività della cometa sia poi crollata. La quantità misurata è Af[rho] ed è correlata all'emissione delle polveri.
I cambiamenti morfologici dopo il massimo sono ben illustrati da questa serie di immagini.
Come interpretare questo comportamento? Era difficile dirlo nell’immediato, ma sappiamo che non si era trattato di un tipico outburst, un fenomeno istantaneo di emissione di gas e polveri, e neppure una completa dissoluzione del nucleo, come è accaduto per altre celebri comete, come ad esempio la 1999 S4 (LINEAR) e 2012 S1(ISON). Dunque un altro tipo di fenomeno che si sarebbe manifestato di lì a breve.
Non si è neppure trattato di un fenomeno analogo a quello manifestato dalla cometa C/1973 F (Kohoutek), (anche questo, ahinoi, citato in modo improprio nel web da fonti autorevoli). In quel caso, l'annuncio della cometa del secolo è stata la conseguenza in buona parte di un uso di parametri non appropriati per prevedere la luminosità dell'oggetto al perielio. Semplicemente lo scenario previsto per la Kohoutek era stato per vari motivi sovrastimato, e comunque ciò che è avvenuto nel suo caso è completamente diverso da quel che stiamo osservando nella ATLAS.
Un caso invece per molti versi simile alla ATLAS è quello della C/1996 Q1 (Tabur) dove il nucleo di una cometa morente non si è disgregato completamente ma è divenuto inattivo. La ATLAS mostra però una evoluzione molto più complessa e c'è quindi ancora molto da capire.
La cometa spezzata
La C/2019 Y4 (ATLAS) mostra un’orbita sostanzialmente identica a quella della Grande Cometa del 1844 (C/1844 Y1), un fatto che fa sospettare che vi sia una parentela e che i due oggetti possano derivare da uno più grande spezzatosi in più componenti. Le comete sono per lo più oggetti fragili. Il loro nucleo può facilmente sfaldarsi, spezzarsi, dissolversi. Infatti l’evoluzione della fase di declino ha fatto lentamente apparire varie nubi di detriti e frammenti, tra i quali hanno dominato due nuclei principali. E qui le immagini raccolte da diversi osservatori documentano in modo dettagliatissimo l'evoluzione del fenomeno, come è già illustrato nelle pagine della Sezione Comete. Di eccezionale qualità sono le riprese effettuate da Giancarlo Favero (Osservatorio Celado) elaborate da Mauro Facchini.
Il nucleo si era quindi spezzato e frammentato, ed è probabile che l'inizio del cedimento del nucleo sia coinciso proprio con con l’anomalo aumento di luminosità avvenuto a marzo. Ecco che visto in quest’ottica si spiega meglio lo strano comportamento della cometa. La maggior produzione di gas e polveri sarebbe legata all’inizio della frammentazione del nucleo. L'evento, come dicevamo, è stato monitorato con grande assiduità dagli osservatori del Progetto CARA che sono stati tra i primi a riportare una dettagliata descrizione del fenomeno, citata sull' Electronic Telegram CBET 4751 del Central Bureau for Astronomical Telegrams, dove Ernesto Guido si è fatto portavoce riportando le osservazioni di tutti gli astrofili del nostro gruppo utilizzate per valutare il fenomeno in corso.
Al momento dopo aver osservato per breve tempo due comete più piccole affiancate, accompagnate da detriti e nubi di polveri di varie dimensioni, rimane ora apparentemente un unico nucleo principale. Sopravviverà al forte avvicinamento al Sole? E’ poco probabile, ma la storia non è ancora chiusa e potrebbe riservarci altre sorprese.
La ATLAS non sarà ricordata come cometa del secolo per la sua luminosità, ma lo spettacolo del suo breve aumento e della sua frammentazione resterà scolpito nella memoria come un evento straordinario. Continuiamo dunque a seguirla nel suo cammino intorno al Sole!